Gervasio Bitossi
Nato a Livorno il 2 ottobre 1884, entra alla Scuola militare di Modena nel 1904 e due anni dopo è sottotenente in “Montebello”, dove nel 1913 diventa comandante di sezione mitragliatrici. Nel 1916 sul Carso guadagna la medaglia d’argento al valor militare restando seriamente ferito nello sventare un contrattacco nemico. Promosso capitano e rientrato in “Montebello”, frequenta con successo il corso pratico di stato maggiore e un corso di integrazione alla Scuola di guerra. È chiamato a svolgere importanti incarichi presso vari comandi prima col grado di maggiore e poi di tenente colonnello finché nel 1927 è destinato in “Piemonte” per il comando del gruppo squadroni.
Nell’ottobre del 1933 è nominato 25° comandante del reggimento Cavalleggeri Guide che, assunta la denominazione Scuola carri veloci, è destinato a compiere il processo di meccanizzazione della Cavalleria. Le esercitazioni del mese di agosto 1934 sull’Appennino tosco-emiliano sono un importante banco di prova dei primi reparti delle “Guide” montati sul carro veloce Ansaldo modello 33. Nell’autunno dello stesso anno i primi tre gruppi carri veloci – San Marco, San Giusto e San Martino – costituiti e addestrati nell’ambito delle “Guide” passano alle dipendenze delle divisioni celeri. Contestualmente viene aggiornata anche la normativa di impiego. Nel gennaio 1935 il Reggimento riprende la configurazione a cavallo pur mantenendo la funzione di Centro carri veloci per la costituzione e l’addestramento di altri reparti carri.
Nel dicembre del 1935 Gervasio Bitossi lascia il comando delle “Guide” per assumere, proprio in virtù dell’esperienza maturata, il comando del 1° reggimento misto della divisione motorizzata Trento mobilitata in Libia. Rientrato in Italia nel 1936, assume il comando della Scuola centrale truppe celeri per poi diventare nel 1937 vice comandante della divisione celere Emanuele Filberto Testa di Ferro. Promosso generale di brigata l’anno successivo, assume in Spagna il comando della divisione d’assalto Littorio. Viene nuovamente ferito in combattimento e promosso al grado superiore; nel giugno 1936 rimpatria con la sua unità che, distintasi nella campagna, è destinata a diventare la terza divisione corazzata del Regio Esercito.
La divisione, di cui Bitossi mantiene il comando, all’inizio della seconda guerra mondiale è impiegata inizialmente sul fronte occidentale per poi essere inviata in Jugoslavia nel 1941. Per questa campagna Bitossi è insignito Cavaliere nell’ordine militare di Savoia.
Nel 1942 la “Littorio” viene schierata in Africa settentrionale dove Bitossi lascia il comando a luglio per poi riassumerlo a settembre, in tempo per partecipare alla battaglia di El Alamein e alla successiva manovra in ritirata. Ancora impegnato in Tunisia agli inizi del 1943, Bitossi deve rimpatriare nel mese di febbraio per motivi di salute. Al suo rientro in Patria riordina buona parte dei suoi scritti in un voluminoso fascicolo intitolato “Frammenti di una esperienza decennale di guerra motorizzata 1933-1943”. L’aggettivo “motorizzata” non deve trarre in inganno perché in realtà l’autore tratta di unità meccanizzate e corazzate e del loro impiego. Già nelle prime pagine di questo documento risalenti al 1934 si scorge il suo pensiero innovatore. Il documento viene riprodotto in dieci copie di cui due inviate a eminenti personalità della Cavalleria, il generale Raffele Cadorna comandante della divisione Ariete II e il capo di stato maggiore generale Vittorio Ambrosio.
Bitossi viene nominato comandante del II corpo d’armata a Siena il 5 settembre e gli eventi tumultuosi dell’armistizio ne causano l’internamento in Germania. Torna in Italia solo nell’ottobre 1945 per essere collocato in congedo l’anno successivo. Conclude la sua esistenza a Roma il 26 giugno 1951. Grazie alla disponibilità del colonnello Maurizio Parri è stato reso accessibile in formato digitale il prezioso fascicolo scritto dal generale Gervasio Bitossi.